17 maggio giornata internazionale contro omofobia, bifobia, transfobia

Il 17 maggio è la GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO OMOFOBIA, BIFOBIA, TRANSFOBIA – IDAHOBIT.

È la data in cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la World Health Organization, nel 1990, ha cancellato l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali, riconoscendola come una variante naturale del comportamento sessuale umano.

Nel 2007 l’Unione Europea diede il suo impulso fondamentale quando il Parlamento Europeo adottò una risoluzione ufficiale che riconobbe il 17 maggio come Giornata Internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia. Nella risoluzione l’Unione Europea non solo riconobbe formalmente la data, ma esortò gli stati membri e le istituzioni dell’UE a dare visibilità e supporto alla giornata, promuovendo azioni che mirassero a combattere l’odio omobitransfobico.

Anche la nostra Scuola, spazio di inclusione e di accoglienza, in questa giornata vuole ricordare e riaffermare i principi fondamentali della risoluzione europea:

  • l’omofobia, la bifobia e la transfobia violano la dignità umana, ledono il principio di eguaglianza e comprimono la libertà e gli affetti delle persone;
  • la paura irragionevole e immotivata nei confronti delle differenze per orientamento sessuale o identità di genere è frutto di pregiudizi e di stereotipi;
  • la denuncia ed il contrasto all’omofobia, bifobia e transfobia devono costituire un impegno fermo e costante per le Istituzioni e per la società tutta;
  • il miglior contrasto all’omo-bi-transfobia è la conoscenza e l’incontro con la differenza che si realizza in una società più coesa e aperta.

Karin Boye

Per arricchire le nostre riflessioni su un tema così dibattuto e complesso ci piace ricordare una meravigliosa e tormentata scrittrice e poetessa svedese nata nel 1900. Nella sua breve vita (morì sucida a soli 41 anni, nel 1941- anno in cui si tolsero la vita altre due grandi della letteratura europea Virginia Woolf e Marina Cvetaeva) Karin Boye ha scritto versi e romanzi profondi e di rara bellezza.

La sua produzione è riconosciuta dalla critica come un importante caposaldo della poetica femminista svedese e venne influenzata dalla sua personale esperienza di donna bisessuale in una Svezia in cui l’omosessualità era considerata reato. Le sue opere vengono considerate rivoluzionarie per il suo tempo, in quanto la scrittrice sceglie di non utilizzare pronomi specifici di terza persona, soprattutto nelle composizioni a tema amoroso: Boye utilizza infatti un “tu” neutro che, includendo la totalità dei generi, sfida l’eteronormatività della poesia del suo tempo. 

Certo che fa male, quando i boccioli si rompono.
Perché dovrebbe altrimenti esitare la primavera?
Perché tutta la nostra bruciante nostalgia
dovrebbe rimanere avvinta nel gelido pallore amaro?
Involucro fu il bocciolo, tutto l’inverno.
Cosa di nuovo ora consuma e spinge?

Certo che fa male, quando i boccioli si rompono,
male a ciò che cresce
male a ciò che racchiude.

Certo che è difficile quando le gocce cadono.
Tremano d’inquietudine pesanti, stanno sospese
si aggrappano al piccolo ramo, si gonfiano, scivolano
il peso le trascina e provano ad aggrapparsi.
Difficile essere incerti, timorosi e divisi,
difficile sentire il profondo che trae, che chiama
e lì restare ancora e tremare soltanto
difficile voler stare
e volere cadere.

Allora, quando più niente aiuta
si rompono esultando i boccioli dell’albero,
allora, quando il timore non più trattiene,
cadono scintillando le gocce dal piccolo ramo,
dimenticano la vecchia paura del nuovo
dimenticano l’apprensione del viaggio –
conoscono in un attimo la più grande serenità
riposano in quella fiducia
che crea il mondo.

prof.ssa Francesca Zerman Dipartimento di Lettere