#per non dimenticare “la baracca”

Video della rappresentazione di una baracca (block) dei campi di sterminio nazisti allestita in un’aula della nostra scuola. Idea e realizzazione della prof.ssa Francesca Zerman, dei docenti proff. Maurizio Malvestio e Antonella Cristanini con la preziosa e fattiva collaborazione dei rappresentanti di Istituto Michela Costantini, Noemì Burgos e Nour Grissen.

27 Gennaio 2024 – Giornata della Memoria

Allestimento di una baracca dei Lager

Per celebrare la Giornata internazionale della Memoria le studentesse, gli studenti e i docenti dell’Istituto Luigi Einaudi di Verona, nella profonda convinzione che Memoria sia la capacità di conservare traccia, oltre la mera commemorazione, intesa come rituale, anche quest’anno hanno progettato e realizzato un’istallazione dedicata alle vittime della Shoah ma anche dedicata ad un’umanità intera perché non dimentichi.

Conservare traccia significa dare luce ai segni carichi di ciò che è stato, ri-ascoltare ancora e ancora le testimonianze dei sopravvissuti che sono sempre meno, che magari tra qualche anno non ci saranno più: guardare le loro fotografie e gli scatti di quegli orridi pezzi di storia. Ripassare la geografia dei luoghi significa entrare nelle esistenze martoriate di migliaia di uomini e donne che continuano e continueranno a vivere nelle nostre reazioni, nella nostra compassione, in una dimensione di tragica empatia.

Attraverso le narrazioni di coloro che hanno vissuto il male sui propri corpi e sulle proprie anime, recuperiamo tracce che conducono ad altre tracce e ricostruiamo scenari che devono scatenare in tutti noi una reazione profonda e devastante con la medesima velocità esercitata su di noi da un riflesso incondizionato.

Quelle tracce, conservate, analizzate, studiate servono a nutrire la memoria collettiva. Sono come dosi di anticorpi che permettono a tutti noi di sviluppare una sorta di immunità che ci protegga da noi stessi, dall’inspiegabile capacità umana di accanirsi contro sé medesima.

Per questo 27 Gennai ci siamo soffermati su una di quelle tracce, l’abbiamo spolverata, esaminata, scomposta e abbiamo “ricostruito” nel modo più filologico possibile una BARACCA/tipo dei lager nazisti.

La baracca/dormitorio è stata allestita nello spazio/aula, utilizzato, ordinariamente, per i colloqui on line con le famiglie, attrezzato con separatori in legno, sono diventati le traverse che reggono i castelli di giacigli, destinati alle deportate e ai deportati nei lager; gli scatoloni in cartone, che contenevano i nuovi touch screen, sono diventati le assi/letto sui quali sono stati sistemati i sacchi/coperta riempiti di paglia.

In altri due angusti spazi sono state create le latrine e i bagni.

In un’area sono state collocate alcune suppellettili per la consumazione dei pasti.

Parecchi degli oggetti utilizzati sono degli anni ‘40 del XX secolo.

La baracca è illuminata da un rudimentale impianto elettrico creato per l’occasione.

Prima di raggiungere la porta d’ingresso della baracca, tappezzata di elenchi con nomi/cognomi e numeri di immatricolazione dei prigionieri, si percorre qualche metro di corridoio con pannelli di recupero, in legno, sui quali si possono leggere testimonianze dei sopravvissuti sulla quotidianità nella baracca.

Un pannello è dedicato ad alcuni aspetti particolari ai quali, spesso, non si pensa: la condizione femminile nelle baracche: mestruazioni, gravidanze, aborti, sterilizzazione, sfruttamento sessuale-baracche bordello.

Prima di entrare su un tavolino i timbri: ogni visitatore viene simbolicamente immatricolato.   

È un allestimento monografico.

È una baracca e tutte.

È un piccolo allestimento ma come sosteneva Primo Levi, “spesso sono piccole cose concrete ad avere un grande e violento effetto evocatorio” e la nostra sentita e condivisa intenzione sta tutta lì.

A questo servono le giornate dedicate: sono ancelle di tutti gli altri giorni, custodiscono il persempre.

prof.ssa Francesca Zerman

https://drive.google.com/file/d/1sPRjd4Lv3brMQLOXnCQwqfZDIlnUl1Bx/view?usp=sharing