11 OTTOBRE 2024 – Giornata mondiale delle bambine e delle ragazze

Tramite la Risoluzione 66/170 del 19 dicembre 2011, le Nazioni Unite hanno deciso di istituire LA GIORNATA MONDIALE ELLE BAMBINE E DELLE RAGAZZE al fine di concentrare l’attenzione sui diritti delle più piccole e sulla necessità di promuoverne l’emancipazione. La condizione particolare delle bambine consiste soprattutto nel potenziale che possiedono; se supportate in modo adeguato durante l’adolescenza, è per loro possibile diventare donne, lavoratrici, madri, imprenditrici, leader politiche indipendenti, professioniste.  SI TRATTA DI UN VERO E PROPRIO INVESTIMENTO SUL FUTURO: metà del mondo può essere così un partner alla pari nel trattare le questioni del cambiamento climatico, i conflitti politici, la crescita economica, la prevenzione delle malattie e la sostenibilità globale.

Secondo i dati dell’ONU nel mondo vi sono 1,2 miliardi di bambine. L’obiettivo di sviluppo sostenibile numero 5 dell’AGENDA 2030, “Raggiungere la parità di genere attraverso l’emancipazione delle donne e delle ragazze”, riguarda anche loro, considerati gli svantaggi e le discriminazioni a cui sono sottoposte in tutto il mondo ogni giorno. Tale questione merita dunque un’attenzione specifica e politiche o programmi mirati, allo scopo di raggiungere un’adeguata consapevolezza delle sfide affrontate dalle più piccole: il miglioramento delle loro condizioni di vita coinvolge le famiglie, le comunità e la società intera.

È decisamente importante capire che la carenza di dati riguardanti tale gruppo, così come la mancanza di analisi sistematiche adeguate, è ancora troppo significativa.

Oltre 3,1 miliardi di bambine, ragazze e donne vivono in Paesi dove i loro diritti non sono garantiti. L’esempio più drammatico è l’Afghanistan dove oggi alle donne è vietato persino parlare in pubblico, ma non è un caso isolato.

In un anno segnato dal moltiplicarsi dei conflitti, non possiamo ignorare come, spesso il corpo delle bambine, delle ragazze e delle donne sia estensione del “campo di battaglia”: la violenza sessuale ai danni di bambine, ragazze e donne diventi troppo spesso una vera e propria arma di guerra, con conseguenze devastanti non solo per la vittima, ma anche per la sua comunità. E questo è tanto più drammatico se si pensa che tra il 2017 e il 2022 è aumentato il numero di ragazze e donne che vivono in Paesi afflitti da guerre, raggiungendo la cifra record di 614 milioni.

Le guerre, o anche altri scenari di crisi (pensiamo alle regioni più colpite dalla crisi climatica) sono per le bambine e le ragazze, soggetti vulnerabili, fattori che aumentano il rischio di mutilazioni genitali e di abbandono scolastico, per il quale la probabilità è 2,5 volte maggiore rispetto alle loro coetanee che non si trovano in questi contesti.

Ma cresce anche il rischio di matrimoni forzati e la salute riproduttiva è messa gravemente in pericolo.

I dati relativi al nostro Paese, benché il contesto sia completamente diverso, restano comunque preoccupanti. Bambine e ragazze sono ancora la maggioranza tra le vittime di reati a danno di minori. Gli indicatori relativi al lavoro, alla presenza di NEET, allo studio delle discipline STEM e alla partecipazione pubblica delle donne non migliorano.

Il nostro Paese è sceso dal 79° all’87° posto nel 2024 per quanto riguarda l’uguaglianza di genere. Questi dati, insieme ai molti altri sono ogni anno un nuovo punto di partenza per lavorare #indifesa delle bambine e delle ragazze. Loro rappresentano il futuro e, ne siamo certi, sono pronte a guidare una trasformazione che non può più essere rimandata. Grazie allora a tutte le bambine e tutte le ragazze che ogni giorno lottano per i loro diritti e a tutte le donne e gli uomini che sono insieme a noi al loro fianco per sostenerle.

UNO SGUARDO SU ALCUNE QUESTIONI IMPORTANTI

MGF (mutilazioni genitali femminili): “A livello globale, oltre 230 milioni di ragazze e di donne sono sopravvissute alle mutilazioni genitali femminili ma ne subiscono le conseguenze” scriveUnicef [1]che denuncia come, nonostante gli sforzicompiuti per sradicare questa pratica, in terminiassoluti il numero di vittime delle MGF siaaumentato di circa 30 milioni rispetto al 2016,anno dell’ultimo report globale sul tema da parte dell’agenzia delle Nazioni Unite.

Sono circa quattro milioni le bambine e le ragazze che ancora oggi ogni anno subiscono il “taglio”.

Nella metà dei casi viene praticato nelle prime settimane di vita o comunque entro i cinque anni d’età “lasciando solo un breve lasso di tempo per intervenire” ed evitare il peggio, sottolinea Unicef.

Questo avviene soprattutto in Paesi come Yemen, Mauritania, Nigeria e Senegal. A Gibuti, in Guinea, in Sudan e in Somalia le bambine solitamente subiscono il “taglio” tra i cinque e i nove anni.

Infine ci sono altri Paesi tra cui Kenya ed Egitto in cui le mutilazioni genitali vengono praticate prevalentemente durante l’adolescenza, spesso in vista di un matrimonio.

I risultati ottenuti nel contrasto alle mutilazioni genitali rischiano inoltre di essere annullati dagli elevati tassi di crescita demografica “I progressi compiuti sono troppo lenti rispetto alla crescita della popolazione di bambine che nascono nei Paesi più colpiti”, ha spiegato al New York Times Claudia Cappa di Unicef.[2] Non sarà quindi possibile raggiungere entro il 2030 l’obiettivo dell’eradicazione totale della pratica delle mutilazioni genitali femminili come previsto dall’Agenda delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile.

ISTRUZIONE DELLE BAMBINE E DELLE RAGAZZE: 50 milioni: è questo il numero delle bambine e ragazze che sono andate ad incrementare la popolazione scolastica femminile nel mondo dal 2015 – data d’avvio degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile – a oggi. L’aumento più significativo si è registrato nell’istruzione primaria, dove il numero delle bambine nelle classi delle scuole elementari

di tutto il mondo è salito di 22,5 milioni. Nella scuola secondaria l’aumento ha raggiunto i 14,6 milioni, mentre nella secondaria di secondo grado è stato di 13 milioni. Cinque milioni sono le ragazze in più che hanno completato tutto il ciclo d’istruzione.

Questi progressi richiedono un raddoppio degli sforzi nei restanti anni fino al 2030, dal momento che oggi nel mondo ci sono ancora 122 milioni di bambine e ragazze che non frequentano la scuola.

Nell’Africa sub-sahariana, ad esempio, circa la metà felle bambine non sono iscritte a scuola.

Inoltre, tra le cause che maggiormente impediscono a bambine e ragazze di frequentare la scuola o di completare il proprio percorso di studi ci sono le guerre e i confitti.

È drammatico che nel XXI secolo sia stato coniato un nuovo terribile termine per definire il disastro che le guerre provocano rispetto all’istruzione di tutti ma soprattutto di bambine e ragazze SCOLASTICIDIO[3]: la distruzione degli edifici scolastici, delle università, il blocco degli stipendi per i docenti, la morte di madri e padri interrompono il processo educativo di più di una generazione e questa situazione avrà un impatto totale sul futuro dei paesi in conflitto.

MATRIMONI PRECOCI: Secondo gli ultimi dati elaborati da Unicef2[4], circa 640 milioni di ragazze che oggi hanno un’età compresa tra i 20 e i 24 anni si sono sposate prima di averne compiuti 18. Circa la metà delle spose bambine vive nei Paesi dell’Asia meridionale (45%) e il 20% in quelli dell’Africa subsahariana.

In termini assoluti, l’India è il Paese in cui vive il numero più elevato di spose bambine al mondo (oltre 200 milioni), seguito da Bangladesh, Cina, Indonesia e Nigeria. Gli sforzi fatti negli ultimi vent’anni per contrastare e ridurre i matrimoni precoci hanno permesso di ottenere importanti risultati: tra il 2002 e il 2022 a livello globale la quota di bambine e ragazze costrette a sposarsi prima dei 18 anni è passata dal 25% al 19%. Questo significa che milioni di adolescenti hanno potuto continuare gli studi e vivere la propria vita.

Tuttavia, i progressi fatti non sono omogenei. Se da un lato in Asia si è registrato un calo del 46% (quasi doppio rispetto alla media globale) dall’altro nell’Africa sub-sahariana si è verificata una preoccupante tendenza all’aumento: in molti Paesi della regione una ragazza su tre, infatti, si sposa prima dei 18 anni. Se non ci saranno interventi rapidi ed efficaci per invertire la tendenza, ai ritmi attuali ci vorranno duecento anni per azzerare la pratica dei matrimoni precoci nel continente.

L’Agenda delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Sostenibile ha fissato tra i propri obiettivi l’eliminazione di “tutte le pratiche nocive, come il matrimonio forzato e combinato delle bambine” entro la fine del decennio. Un target impossibile da raggiungere al ritmo attuale: ogni anno il matrimonio precoce riguarda circa 12 milioni di minori e, se non ci sarà un netto cambio di passo, nel 2030 il numero delle baby spose crescerà ancora di 9 milioni all’anno o poco più.

Sono molteplici e spesso poco intuibili le ragioni che inducono i matrimoni precoci, tra le altre: ondate di calore, siccità prolungate, alluvioni e altri fenomeni naturali acutizzati dal cambiamento climatico possono portare alla chiusura delle scuole oppure alla perdita di reddito e al conseguente impoverimento delle famiglie, due condizioni che possono spingere i genitori di una bambina a darla in sposa.

In molti Paesi i governi stanno portando avanti una politica che vieta i matrimoni precoci ma in altri è ancora un obiettivo lontano o non considerato: anche in alcune zone degli Stati Uniti il matrimonio precoce è permesso.

In Italia la legge n. 69 “Codice rosso”, entrata in vigore il 9 agosto 2019, ha definito i matrimoni forzati come reato di Costrizione o Induzione al matrimonio (art. 558 bis CP), ove il vincolo sia basato sulla mancanza del consenso di uno o di entrambi i partner, o sull’estorsione del consenso stesso, che non è “libero e pieno”.

Secondo il più recente report12, realizzato dal Servizio Analisi Criminale della Direzione Centrale Polizia Criminale, il 2023 ha visto un raddoppio di questi reati passando dai 14 del 2022 ai 28, commessi per il 96% a danni di donne. Il 26% delle vittime di sesso femminile avevano un’età compresa tra i 14 e i 17 anni, per il 71% di nazionalità italiana.

GRAVIDANZE PRECOCI E SALUTE RIPRODUTTIVA: Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità (Oms) sono circa 21 milioni le ragazze di età compresa tra i 15 e i 19 anni che rimangono incinte. Di queste, 12 milioni danno alla luce un bambino. C’è un rapporto molto stretto tra livello di istruzione delle ragazze e le gravidanze precoci e con l’aumentare del primo, il secondo diminuisce.

Per una ragazza adolescente (tra i 15 e i 19 anni), e ancora di più per le bambine che rimangono incinte a età inferiori, una gravidanza può rappresentare un gravissimo rischio per la salute. Il loro corpo, infatti, non è in grado di affrontare tutti i profondi cambiamenti che questa condizione e il parto comportano, con conseguenze profonde per il loro benessere, provocare situazioni pesantemente debilitanti o persino la morte: le complicazioni legate alla gravidanza e al parto sono la seconda causa di morte tra le ragazze di età compresa tra i 15 e i 19 anni.

Un importante fattore che alimenta le gravidanze precoci è l’estrema difficoltà per le adolescenti ad accedere ai contraccettivi e ai servizi di pianificazione familiare.

SPORT FEMMINILE: Tra il 2023 e il 2024 sui media sportivi statunitensi, e non solo, si è iniziato a parlare di “Caitlin Clark effect”. Un termine che ha persino ottenuto una pagina su Wikipedia che lo definisce “l’impatto che la giocatrice di basket Caitlin Clark avrebbe avuto sulla popolarità del basket femminile”1[5]. La giocatrice ha portato alla ribalta il basket femminile: durante il campionato femminile si sono riempiti gli stadi. Eppure nemmeno il “fenomeno Clark” è riuscito a superare il gender pay gap che un fenomeno che si estende a tutti gli sport, quando a praticarli sono ragazze.

Lo sport, come per tutti, ha la potenzialità di cambiare in meglio le vite delle bambine e delle ragazze: è un potente strumento per il loro benessere fisico e psichico, influenza positivamente la loro salute fisica e mentale, migliora le competenze sociali, la gestione del tempo, la resilienza e il senso di appartenenza.

Questi vantaggi durano tutta la vita, preparando le giovani a diventare donne sane, fiduciose e consapevoli delle proprie potenzialità. Tuttavia le bambine e le ragazze praticano meno sport (e alcuni di essi sono ancora poco frequentati) rispetto ai loro coetanei maschi e faticano il doppio a raggiungere il professionismo, che, una volta raggiunto, può dare enormi soddisfazioni ma inferiore riconoscimento economico.

EMPOWERMENT E PARTECIPAZIONE DELLE RAGAZZE: Il percorso verso la parità di genere – uno

dei più importanti traguardi del nostro tempo – è particolarmente accidentato. Da un lato, nel corso degli ultimi trent’anni sono stati raggiunti importanti risultati: matrimoni precoci e mutilazioni genitali femminili sono in calo, il numero di donne che muoiono di parto è diminuito, mentre il numero di bambine e ragazze che possono studiare è più elevato che mai. La presenza femminile in politica comincia a diventare rilevante e sono sempre più numerosi i Paesi che approvano leggi contro la violenza di genere e altre pratiche che violano i diritti delle donne. Dall’altro ci sono una serie di ostacoli che, nonostante gli enormi sforzi fatti, sembrano insormontabili. Il risultato è che nessun Paese ha raggiunto la piena parità di genere e meno dell’1% delle donne e delle ragazze vive in un Paese con un elevato empowerment femminile e un divario di genere ridotto: in altre parole 3,1 miliardi di donne e di ragazze (più del 90% della popolazione mondiale) vive in Paesi caratterizzati da un basso o medio livello di empowerment femminile e da risultati bassi o medi nel raggiungimento della parità di genere.

Vi è una stretta correlazione tra gender gap ed empowerment femminile. In altre parole, l’empowerment delle ragazze e delle donne resterà irraggiungibile fino a quando non saranno eliminati i divari di genere. Accelerare l’empowerment femminile è fondamentale per raggiungere la parità di genere.

Prof.ssa Francesca Zerman Dipartimento di Lettere


[1] “Female genital mutilation. A global concern”, Unicef, 2024 – https://data.unicef.org/resources/female-genital-mutilation-a-global-concern-2024/

[2] https://www.nytimes.com/2024/03/07/health/female-genital-cutting.html

[3] https://www.internazionale.it/magazine/giovanni-de-mauro/2024/06/06/scolasticidio

[4] Unicef, “Is an End to Child Marriage within Reach?”, 2023, https://data.unicef.org/resources/is-an-end-to-child-marriage-within-reach/

[5] https://en.wikiipedia.org.wi/Caitlin_ClarK_effect